I primi anni

L’anno successivo (1925) il gruppo di pellegrini pavesi a Lourdes aumentò, arrivando a dieci. Di quel gruppo fece parte anche Adele Marenghi di Fossarmato, un’ammalata affetta da peritonite tubercolare e da una grave patologia alla spina dorsale che da circa un anno e mezzo la costringeva a rimanere immobile a letto. Nel corso della Processione Eucaristica Adele guarì improvvisamente, recuperando la salute: la sua guarigione, constatata da 30 medici, non fu però mai riconosciuta ufficialmente per insufficienza di documentazione medica, che non fu possibile recuperare dalla clinica ove Adele stessa era stata in cura.
La guarigione di Adele Marenghi, così come quella di Angelina Germani l’anno precedente, contribuì a diffondere ulteriormente in diocesi il culto della B.V. di Lourdes, facendo aumentare ogni anno il numero di coloro che si recavano in pellegrinaggio alla Grotta di Massabielle. Parallelamente, in tutta la diocesi cominciarono ad essere realizzate diverse grotte ad immagine della Grotta di Lourdes. La più nota fu sicuramente quella fatta erigere dalla Sig.na Pietra a Pavia in Piazza Botta, benedetta solennemente dal Servo di Dio Canonico Ercole Pizzocaro nella solennità dell’Immacolata del 1928. Nel suo articolo comparso sul settimanale diocesano pavese “il Ticino” il 7 dicembre 1974 per celebrare i 50 anni dell’Unitalsi di Pavia, Mons. Luigi Gandini cita anche molte altre grotte sorte in quegli anni, ad Albuzzano e Trovamala-Fossarmato (paesi d’origine di Angelina Germani e Adele Marenghi), a Zeccone, a Monteleone, a Bornasco, testimonianze concrete di una devozione sempre più crescente. Una devozione che andò ben oltre i confini della diocesi, tanto che la missionaria pavese Suor Letizia Giambelli (zia di Mons. Gandini), venuta a conoscenza delle guarigioni pavesi a Lourdes, nel 1930 fece erigere una grotta nella terra ove si trovava in missione, in Birmania (l’attuale Myanmar, nel sud-est asiatico).
Un’altra testimonianza storica della presenza di unitalsiani pavesi negli anni ’20 del secolo scorso è rappresentata da una vecchia fotografia pubblicata su “Il Cittadino” di Monza – dove si ricordava il primo pellegrinaggio lombardo a Lourdes – nella quale si riconoscevano alcuni unitalsiani pavesi, tra cui Don Amilcare Comini, la sig.na Pietra ed i barellieri Pino Zanoni, Taverna e Carlo Mariani.
Tutto questo “fervore unitalsiano” si concretizzò nel 1929 con la costituzione ufficiale della Sottosezione diocesana di Pavia, documentata anche dal periodico “Charitas” nel giugno di quello stesso anno, ed avvenuta formalmente (come citato nel libro “Soltanto per Amore – La straordinaria avventura dell’Unitalsi Lombarda attraverso il XX secolo” a cura di Silvano Sala e Vittore De Carli, 2001) quando ormai “la Sottosezione di Pavia era già parte attiva nell’organizzazione del pellegrinaggio a Lourdes”. Primo Presidente della Sottosezione fu Don Amilcare Comini, parroco di Cura Carpignano; l’incarico di Vice-Presidente fu affidato, a partire dal 1930, alla sig.na Pietra. La segreteria della Sottosezione era in Piazza Botta.
Sia le pagine del “Charitas” sia quelle de “il Ticino” degli anni ’30 riferiscono di numerose celebrazioni ed iniziative organizzate in quegli anni dall’Unitalsi a Pavia, soprattutto nella chiesa di San Giovanni Domnarum e presso il Collegio Sant’Agostino (nel cui cortile maggiore, nel 1931, si svolse una “festa Lourdiana cittadina” che vide la partecipazione di una grandissima folla di fedeli, tra i quali oltre cinquecento ammalati).
Nella seconda metà degli anni ’30 la situazione politica italiana ed europea resero sempre più problematica l’organizzazione dei pellegrinaggi a Lourdes, fino alla loro interruzione avvenuta nel 1939, in coincidenza con lo scoppio della seconda guerra mondiale. In questi anni difficili, tutta l’Unitalsi italiana – e così anche quella pavese – indirizzò i propri pellegrinaggi al Santuario di Loreto. Tutto ciò non andò minimamente ad intaccare la devozione lourdiana a Pavia, che anzi restò molto forte: infatti, le Giornate Lourdiane dall’8 all’11 febbraio celebrate nella chiesa di San Giovanni Domnarum ebbero “un esito superiore a quello degli anni scorsi”, come scrisse Don Comini sul “Charitas” del maggio 1939.
Nel 1943 si avvicinò all’Unitalsi Mons. Luigi Gandini, che in brevissimo tempo divenne un importantissimo punto di riferimento per l’Unitalsi pavese, alla quale sarebbe rimasto indissolubilmente legato, ricoprendone per moltissimi anni l’incarico di Presidente (egli fu anche Vice-Presidente regionale negli anni ’60).

…continua…